Cons. Stato, sez. V, 19 aprile 2019, n. 2543.

1. La presenza di un atto implicito può desumersi indirettamente ma univocamente da altro provvedimento o dal comportamento esecutivo dell'amministrazione, di modo che esso se ne possa dire l'antecedente da punto di vista logico - giuridico (cfr. Cons. Stato, V, 23 novembre 2018, n. 6643; 6 agosto 2018, n. 4818; VI, 27 aprile 2015, n. 2112; 27 novembre 2014, n. 5887; 7 febbraio 2011, n. 813 .

2. Il procedimento di interpello previsto dagli articoli 138 e ss. d.lgs. 163 cit. è una modalità di scelta del contraente propedeutica alla stipulazione di un contratto di appalto, rientrante, per questa ragione, nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo ai sensi dell’art. 133, comma 1, lett. e), n. 1) Cod. proc. amm. nei termini precedentemente chiariti (cfr. Cons. Stato, V, 10 agosto 2016, n. 3578 citata dall’appellante; nonché, sia pure in obiter dictum, Cass., SS.UU., 10 gennaio 2019, n. 489).

3. Inoltre, esso contiene l’apprezzamento dell’amministrazione pubblica sulla scelta migliore – tra il ripristino dell’originario contratto di appalto e la stipulazione di un nuovo contratto di appalto con la società seconda graduata – per la realizzazione dell’interesse pubblico all’esecuzione dell’opera pubblica.

4. Della legittimità del provvedimento deve conoscere il giudice amministrativo quale giudice naturale dell’esercizio della funzione pubblica (Corte cost., 6 luglio 2004, n. 204; cfr. Cons. Stato, sez. III, 2 settembre 2014, n. 4460).

 

Abbonati per continuare a leggere

Un anno di abbonamento a soli 89.90 €

Sei già abbonato? Accedi